Tango, la canzone che non ha vinto al Festival di Sanremo ma che avremmo dovuto ascoltare con più attenzione

Tango, Tananai (videoclip)

Si presenta al Festival di Sanremo ma non viene spiegato il significato per evitare favoreggiamenti, Tananai canta Tango e il  significato più profondo è racchiuso nel titolo 

“Non è una canzone sulla guerra” racconta Tananai dopo il Festival di Sanremo, riferendosi al suo singolo. Il cantante in gara non è riuscito ad aggiudicarsi il podio, probabilmente perché eravamo troppo distratti dal frastuono del Festival per renderci conto di cosa aveva da raccontarci il testo che ci è proposto, del che nascondeva. A volte musica e letteratura si fondono e si confondono, tra poesia e note musicali, e questo ne è l'esempio.

L'abbiamo ascoltata in gara nei giorni di fuoco di Sanremo, ma nessuno ha avuto il tempo di soffermarsi sul testo, così semplice e orecchiabile, da sembrar scontato. Tango non è una canzone sulla guerra. Così ribadisce il cantante dopo la gara, e in fondo ha ragione. Il videoclip del singolo potrebbe trarre in inganno, ma il testo nasconde molto di più. “È una canzone sull'amore e sulla sua potenza. Un testo che racconta la storia di Olga, Maxim e Liza: quello che mi premeva portare al Festival di Sanremo era un messaggio, per mettere a fuoco ciò che accade alle persone, aldilà di tutte le strategie politiche e le notizie che si possono sulla guerra” ha spiegato durante l'intervista di Sky tg24 il cantante.

Quando mi sono accorta di ciò che avevamo tra le mani era un sabato pomeriggio, in una piazzetta torinese. Ad un certo punto una mia amica mi ha iniziato a parlare della canzone e di quanto fosse melodrammatica e intensa. Io le ho spiegato di non aver capito il significato. Quando ho guardato il videoclip ho capito che non si trattasse di una semplice canzonetta d'amore, ma che c'era di più. La storia che c'è dietro è legata alla conversazione privata tra due ucraini costretti a separarsi per via della guerra. Lui si arruola, lei scappa in . Un amore destinato a finire per via della lontananza, ma non solo.

Perché la canzone di Tananai è letteratura, il testo che non abbiamo capito fino a fondo

Tango, Tananai, la vera coppia del videoclip
Non c'è un amore senza una ragazza che piangaNon c'è più telepatiaÈ un'ora che ti aspettoNon volevo dirtelo al telefono
Racconta il ragazzo, che ha appena ricevuto conferma del fatto che dovrà arruolarsi per andare a difendere il suo Paese e non sa come dirlo a lei, che vorrebbe difenderla dalla realtà che tra poco li avrebbe presi a schiaffi in faccia, risvegliandoli dal sogno. Così decide di dirglielo di persona.
Eravamo da me, abbiamo messo i PoliceEra bello finché ha bussato la police
Tu, fammi tornare alla notte che ti ho conosciutaCosì non ti offro da bere e non ti ho conosciuta
Erano insieme e sognavano attraverso la musica, fino a quando non è arrivata la polizia per la triste e improvvisa comunicazione. Fammi tornare alla notte che ti ho conosciuta, pensa lui, perché vorrei tanto non averti conosciuta per non ritrovarci immersi in questo dolore surreale.
Ma ora addio, va bene amore mioNon sei di nessun altroE di nessuna ioLo so quanto ti manco
Ora addio, è tempo di dividersi, amore mio, “Non sei di nessun altro” sottolinea lui, ma questo non è un amore malato, a senso unico, non è un verbo imperativo, tu non sei di nessun altro “e di nessuna io”, le conferma. Non è possesso, è una promessa, quasi una condanna gioiosa. La guerra non può dividerli perché erano insieme fino a pochi minuti prima del conflitto che avrebbe cambiato per sempre il percorso delle loro vite. “Lo so quanto ti manco”, perché lei ormai è lontana ma non c'è niente da fare, se non guardare le bombe che cadono sulle città e fanno un gran rumore.
Amore tra le palazzine a fuocoLa tua voce riconosco
Le bombe cadono, e tra i palazzi incendiati e i cadaveri su cui i soldati devono correre, l'amore continua a vivere nella voce di lei che sembra riaffiorare all'orecchio e sovrastare il suono della devastazione. “Noi non siamo come loro” le dice, e sembra quasi una frase banale, scontata, che si dicono gli amanti quando si sentono diversi da tutti; ma qui acquista senso, perché ancora una volta il riferimento è a coloro che sganciano bombe sui civili, noi non siamo come loro, e i pronomi differiscono tra un noi-loro, russi e ucraini, ma anche noi-loro, guerra e amore, un leitmotiv che non diventa mai banale.
Se amarsi dura più di un giornoÈ meglio, è meglioÈ meglio che non rimani qui
È meglio, che non rimani, scappa, va via da me, dalle bombe che cadono, se questo amore dura più di un giorno, allontanati dalla devastazione. Perché amore è questo e nient'altro, è far andare via, è lasciare, è mollare la presa, se necessario. “Io tornerò un lunedì” le promette, in un messaggio di conforto, per non farla preoccupare. Non un sabato, o una domenica, non in un giorno di festa; ma proprio un lunedì, il primo giorno della settimana, il giorno più odiato, che non ha un significato valoriale, ma è il primo e quindi simbolo di una rinascita. Ed è questa stessa promessa che chiuderà il brano, infrangendo i sogni.
Come si salva un amore se è così distanteÈ finita la poesiaÈ un anno che mi hai persoÈ quel che sono, non volevo esserloEravamo da me, abbiamo messo i PoliceRidevamo di te che mi sparivi nei jeans
Sembrava una guerra lampo e invece lui è ancora sul fronte a difendere la sua terra, mentre lei ormai ha cambiato vita in Italia. “Come si salva un amore se è così distante?” Quell'amore che sembrava eterno è ormai un ricordo lontano, non c'è più poesia ma solo spari e città rase al suolo. Ma lui ricorda ciò che è stato, i momenti che hanno vissuto insieme spensierati, quando la vita non aveva dato cenno di squilibrio. “E quel che sono, non volevo esserlo” eppure deve esserlo, con l'uniforme e in braccio un fucile.
È meglio che non rimani quiIo tornerò un lunedìMa non è mai lunedì
Io tornerò un lunedì, risuona distante la promessa, la promessa di quell'amore che sembrava infinito, che avrebbe continuato a vivere non appena finita la guerra e invece l'amore è finito altrove, ma è meglio, è meglio che non sei rimasta lì. E quel lunedì glorioso, di rinascita, è in realtà la stessa attesa di Godot, non c'è, non esiste, perché sotto le bombe non è mai lunedì.

Lo spessore letterario è racchiuso nella similitudine del titolo, qual è il significato del Tango

Tananai a Sanremo ()
Ma chissà perché DioCi pesta come un tango
Racconta il testo della canzone, suggerendoci la chiave di lettura. Il tango è un ballo improvvisato, che assomiglia alla vita. Si balla in due ma l'uno non può prevedere i passi dell'altro, si cerca di trovare sincronia nei movimenti provando ad ipotizzare le figure che farà l'altra persona con i passi decisi sul momento. L'uno trasporta l'altra, ma l'equilibrio si trova dopo anni e anni di prove.
Quando si è inesperti capita spesso di pestare i piedi dell'altro, perché appunto è difficile capire cosa succederà la frazione di secondo successiva. È qui la risposta alla domanda che si fa il ragazzo. Chissà perché Dio ci pesta come un tango, perché non c'è senso in questa vita, così come non c'è senso nella guerra. Questa vita che ci trova eterni impreparati a ballare e volteggiare appoggiandoci un po' su uno e un po' sull'altro per evitare di cadere, fin quando non arriva a pestarci i piedi con nuove mosse che non avevamo potuto prevedere, perché non facevano parte delle lezioni che avevamo imparato.
E non è allora questa la domanda che racchiude la desolazione della limitatezza umana? Del nostro essere finiti? Pedine di un meccanismo così vasto da risultare impossibile da comprendere e nel quale non possiamo far altro che lasciarci trascinare dagli eventi, sperando in quel maledetto lunedì,
ma qui non è mai lunedì.
Claudia Manildo
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